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Il cervello sociale

Le più recenti ricerche sul funzionamento del nostro cervello, evidenziano in modo sempre più chiaro che porzioni significative di esso sono riservate alla connessione con le altre persone. Di conseguenza la mente è in forte relazione con il contesto sociale e culturale in cui nasciamo, cresciamo e viviamo.

Il cervello “sociale” contiene sistemi neurali multipli la cui funzione è quella di ricevere, elaborare e trasmette le informazioni agli altri esseri umani. Per esempio, una particolare classe di neuroni – i neuroni specchio – si attivano quando un individuo esegue una particolare azione ma anche qualora lo stesso individuo osservi la stessa azione compiuta da un altro soggetto.

Sempre i neuroni specchio, sono i responsabili del riconoscimento delle emozioni che stanno provando le altre persone e questo avviene attraverso un sofisticato meccanismo di decodifica delle espressioni facciali.

I sistemi neurali del nostro cervello si sviluppano grazie ad una combinazione di eredità genetica ed esperienza vissuta. Da quando nasciamo in poi, la connessione con le figure genitoriali è fondamentale per sviluppare una sana regolazione degli stati emotivi e un’equilibrata affettività.

Collegamento sociale tra cervelli

I nostri cervelli sono continuamente in collegamento tra di loro, si sintonizzano l’uno con l’altro determinando una certa risonanza emotiva che ha risvolti positivi (per esempio nel caso della condivisione, compassione e altruismo) o negativi (quando si producono fenomeni come il conformismo, il complottismo o fenomeni d’isteria collettiva).

I neuroni non sono mai isolati, lavorano in reti neurali che permettono di assolvere tutto quello che ci serve per vivere, dalle funzioni fisiologiche basali alle più alte forme di ragionamento. I singoli neuroni sono separati da spazi noti come sinapsi che permettono la comunicazione tra i neuroni stessi.

Anche per quanto riguarda il contesto sociale possiamo utilizzare il termine di sinapsi. In questo caso ci si riferisce alla sinapsi sociale, vale a dire uno spazio tra noi e gli altri che utilizziamo per comunicare. Ad esempio, un nostro saluto caloroso determina dei cambiamenti biochimici nell’altra persona perché vengono attivati i suoi recettori presenti negli organi di senso che convertono i messaggi elettrici e meccanici in impulsi elettrochimici all’interno del cervello.

 

Il cervello nei contesti organizzativi sociali

Aristotele sosteneva che l’uomo è un animale sociale che alla nascita non è capace di provvedere ai suoi bisogni o alla sua sicurezza. La sua sopravvivenza è possibile solamente grazie alla presenza dei genitori che si prendono cura di lui attraverso particolari atteggiamenti e comportamenti.

Successivamente, gli esseri umani si organizzano per vivere in società complesse, grazie alla cooperazione tra pari e all’interazione con gli altri. In queste situazioni emerge l’importanza di comunicare non solo attraverso la parola ma anche ricorrendo al nostro cervello sociale.

Nei contesti sociali, la connessione dei nostri cervelli con gli altri si rivela particolarmente utile in quanto gli stimoli provenienti dalle relazioni e dagli stimoli ambientali, determinano dei cambiamenti chimici interni al neurone che favoriscono la plasticità cerebrale.

Se le relazioni nei contesti sociali sono buone queste determinano effetti positivi sul benessere psicologico e fisico. Un ambiente supportivo e gentile favorisce la connessione sociale tra cervelli favorendo il rilascio di sostanze come la serotonina e la dopamina riducendo contemporaneamente la produzione del cortisolo.

Inoltre un ambiente collaborativo, empatico e non giudicante permette alle persone di operare in un clima che permette di ottenere prestazioni migliori e una minore incidenza di errori. Aumenta la fiducia nei confronti dell’altro e diminuisce la paura di sbagliare.

Alla luce di queste considerazioni, suffragate dalle più recenti ricerche in ambito neuroscientifico, sarebbe auspicabile che i contesti sociali in cui siamo tutti immersi come la scuola, il lavoro, la famiglia, le relazioni amicali favorissero la connessione sociale tra cervelli.

Questo comporterebbe un incremento della sensazione di benessere psicofisico individuale e collettivo derivante dalla capacità del cervello di produrre sostanze benefiche per il nostro organismo.

Dott. Alessandro Visini