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Il cardine del Sé

Nella terapia ACT (Acceptance and Commitment Therapy) uno dei cardini fondamentali sui quali lavorare per ottenere maggiore flessibilità psicologica è il . Per Sé si intende la percezione generale che un individuo ha di sé stesso e di tutte le sue dimensioni (fisiche, psicologiche, sociali e spirituali).

Tale percezione si forma attraverso molteplici esperienze che la persona vive e si modifica nel tempo anche grazie all’interazione con l’ambiente. Per comprendere nel miglior modo possibile questo concetto dobbiamo partire dal presupposto che gli esseri umani sono animali sociali che desiderano essere presi in considerazione e accuditi.

Questo bisogno è talmente importante che talvolta, per risultare socialmente accettabili, ci ritroviamo ad agire comportamenti finalizzati a difendere e preservare il nostro ego. Per esempio ci può capitare di mentire, di fare le vittime, di rimproverarci per non aver rispettato gli elevati standard sociali a cui ci imponiamo di aderire, di rimuginare per non essere stati accettati dagli altri.

donna che tiene lo specchio

 

Il Sé concettualizzato

A volte percepiamo un disallineamento tra ciò che pensiamo dovrebbe essere il nostro Sé e quello che in realtà pensiamo sia. Questo ci porta a sviluppare atteggiamenti critici e svalutanti nei nostri confronti che compromettono pesantemente la nostra autostima e la qualità delle relazioni sociali e intime.

Inoltre capita di rapportarsi al proprio Sé in maniera troppo rigida e di essere inflessibili rispetto alle storie che ci raccontiamo su chi siamo. Quando ci aggrappiamo a queste narrazioni in modo troppo rigido diventa difficile essere onesti e fare spazio ad altri pensieri, sentimenti o comportamenti che potrebbero giovare a noi e alle persone che entrano in relazione con noi.

Il problema derivante da un Sé troppo inflessibile, che potremmo definire Sé concettualizzato, riguarda il fatto che contiene una descrizione di noi stessi, a cui siamo affezionati, che rischia di diventare cristallizzata ed essere scambiata per realtà assoluta. Di conseguenza, una difficoltà come un problema d’ansia (ma vale per qualsiasi tipo di difficoltà) si trasforma nel Sé concettualizzato “io sono un ansioso” e non importa quante esperienze io faccia in cui non ho provato quell’ansia forte e spaventosa, io continuo a descrivermi verbalmente con “io sono un ansioso”.

uomo seduto sulla panchina

 

Il Sé come contesto

L’alternativa al Sé concettualizzato è l’assunzione di una prospettiva diversa che possiamo definire Sé come contesto o trascendente. Nello specifico, si tratta di entrare in contatto più profondamente con un Sé come prospettiva che ci permetta di “vedere” che siamo più di quello che ci raccontiamo.

Secondo l’Acceptance and Commitment Therapy il Sé può essere descritto in tre modi:

1) Sé concettualizzato: si riferisce alla descrizione di chi siamo. La narrazione che si è formata in seguito alle esperienze di vita e alle descrizioni che mi sono state attribuite da me o dagli altri.

2) Sé come processo: si riferisce a quello che comunemente definiamo come “Io”. Quindi racchiude tutti i pensieri, sensazioni, immagini, ricordi, emozioni che costituiscono la nostra esperienza.

3) Sé come contesto: è la parte di noi che osserva. È infatti possibile fermarsi ad osservare i pensieri che arrivano alla nostra mente, vedere come la mente lavora e osservare il contenuto e processo di pensiero come distinto dall’io pensante.

persona in piedi sulla collina

 

Entrare in contatto con il Sé come contesto

È possibile entrare in contatto con il proprio Sé più profondo indebolendo l’attaccamento al Sé concettualizzato grazie ai metodi di de-fusione. Questo apre uno spazio mentale che ci permette di diventare consapevoli dell’assunzione della prospettiva, che sta alla base di un senso di Sé sempre presente.

Di conseguenza quando osservo il contenuto mentale, noto che il Sé è distinto da esso (io non sono i miei pensieri). Posso inoltre coltivare abitudini per assumere la prospettiva attraverso esercizi che la spostano lungo la dimensione del tempo (ora – dopo), luogo (qui – lì) e persona (io – te). Oppure impegnarsi per costruire un sano senso di appartenenza e di interconnessione con gli altri, espandendo il senso trascendente individuale del Sé, in un senso interconnesso di noi.

Una donna in piedi in una foresta con gli occhi chiusi

 

Un esercizio per te!

Per riconnettersi con il proprio Sé più profondo ci si può allenare nell’essere pienamente e apertamente sé stessi con un’altra persona. Quando stai affrontando una conversazione presta attenzione alle esagerazioni, sopravvalutazioni, mezze verità che utilizzi. Se ti accorgi di cadere in questo meccanismo cerca di essere auto-compassionevole nei tuoi confronti senza giudicarti e rifletti su ciò che potresti fare la prossima volta per agire maggiore autenticità senza ricorrere a queste inutili concettualizzazioni.

Dott. Alessandro Visini