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Defusione

Nell’approccio ACT (Acceptance and Commitment Therapy), con il temine defusione si intende la risposta alla fusione cognitiva. Grazie a questo processo le persone arrivano a sperimentare i pensieri semplicemente come tali, eventi passeggeri che non bisogna necessariamente controllare.

Si può imparare a diventare maggiormente consapevoli rispetto all’automaticità dei nostri pensieri considerando quali siano utili nella nostra vita e quali, invece, non siano funzionali. Rispetto a questi ultimi si può arrivare ad osservarli da una certa distanza sostituendo al meccanismo dell’auto-giudizio quello dell’auto-gentilezza.

Nei momenti di sofferenza capita spesso di essere eccessivamente duri con noi stessi: l’autocritica, il giudizio interiore, la svalutazione prendono il sopravvento e in questo modo non ci aiutiamo a gestire al meglio la situazione. Non sembra questo il metodo migliore per risultare utili a se stessi.

Piuttosto di giudicarti ed essere eccessivamente  dura con te stessa, cogli l’occasione per trattarti con gentilezza e prenderti cura della tua sofferenza. Questo ti permetterà di osservare il tuo malessere da una nuova prospettiva che ti consentirà di essere meno fusa con il tuo dolore.

Coerenza e problem solving

La nostra mente fatica a stare nel disordine per cui continua ad inviarci messaggi finalizzati a creare coerenza e che siano orientati al problem solving. Per esempio è contraddittorio pensare ad un proprio caro dicendosi che nonostante lo amiamo è insopportabile vivere con lui. In realtà potremmo esporre diversamente il pensiero e renderlo più accettabile considerando il fatto che si possono avere reazioni contrastanti nei confronti di persone che amiamo. Cambiare il nostro rapporto con i pensieri è il primo passo per iniziare a stare meglio anche nelle situazioni in cui manca coerenza.

La de-fusione cognitiva ci permette di raggiungere un maggiore grado di flessibilità che ci permetta di affrontare i problemi attraverso nuove modalità e in modo creativo per poter vivere secondo i nostri valori.

Si tratta in sostanza di passare da una modalità definita coerenza letterale, nella quale il focus è sulla vita in termini di problema da risolvere e sul desiderio di coerenza e comprensione, ad una modalità che si potrebbe definire coerenza funzionale in cui una maggiore saggezza e tranquillità sarebbero la conseguenza di un incremento della flessibilità cognitiva e della focalizzazione sull’imparare ciò che funziona.

 

L’ Acceptance and Commitment Therapy si basa sul presupposto che la maggior parte del disagio psicologico derivi, non è tanto dalla sofferenza in sé, quanto piuttosto dai nostri tentativi di eliminarla che paradossalmente contribuiscono a mantenerla. Questi tentativi di liberazione dalla sofferenza comprendono tutte quelle strategie che mettiamo in atto per non percepirla (abuso di sostanze, eccessi alimentari, dipendenze di vario tipo) e che di fatto non solo non ci aiutano ad affrontare la sofferenza, ma rischiano di rallentare o bloccare i naturali processi di adattamento che la nostra mente può utilizzare normalmente.”

Quindi per non percepire malessere finiamo per mettere in atto l’evitamento esperienziale, in sintesi tutte le modalità che utilizziamo con la finalità di controllare le nostre esperienze interne (pensieri, emozioni, sensazioni o ricordi). Per esempio il tentativo di controllare l’ansia, l’utilizzo di pensieri per controllare altri pensieri (rimuginio), cercare di non pensare o di non ricordare un dolore tramite comportamenti dannosi e disfunzionali. 

L’accettazione è l’opposto dell’evitamento esperienziale in quanto si tratta di aprirsi alla disponibilità di sperimentare tutte le emozioni e i pensieri, anche quelli più dolorosi, senza cercare di combatterli o scacciarli a forza. Questo determina, immediatamente un modalità di relazionarsi al proprio dolore inedita che apre a nuovi possibilità di esperienza.

Cominciare quindi ad accettare che il nostro pensiero possa essere caotico e che potremmo dirigere la nostra attenzione verso pensieri utili piuttosto che in direzione di quelli più coerenti. Questo processo di de-fusione comporta la costruzione di reti neurali utili e nello stesso tempo relega il caos mentale in secondo piano.

Dott. Alessandro Visini