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Gli esseri umani e la sofferenza

Le persone provano sofferenza perché lottano costantemente con emozioni e pensieri difficili, ricordi e sensazioni spiacevoli. Questo carattere di universalità della sofferenza, che accomuna tutti gli esseri umani, si traduce in rimuginio, preoccupazione, ansia, fastidio. Per gestire la sofferenza spesso ci si incastra in situazioni che producono ulteriore sofferenza. Magari lo avrai notato anche tu che i tuoi problemi sono peggiorati nonostante i tentativi utilizzati per cercare di risolvere la situazione.

Può sembrare paradossale, ma è proprio ciò che succede quando la mente si rivolta contro la persona stessa che sta cercando di liberarsi dalla propria sofferenza. Diamo spesso per scontato che gli esseri umani siano naturalmente felici e che solo in presenza di eventi traumatici o disfunzioni biologiche possano soffrire. La ricerca in ambito psicologico in realtà conferma esattamente il contrario: la sofferenza è normale e ci sono davvero poche persone che hanno trovato la pace interiore.

Un approccio non convenzionale rispetto alla sofferenza

L’ACT, acceptance and commitment therapy, è un indirizzo terapeutico definito di “terza generazione” della terapia cognitivo-comportamentale che studia il funzionamento della mente umana. Le evidenze scientifiche in ambito ACT suggeriscono che molti strumenti che la nostra mente utilizza per risolvere i problemi, in realtà peggiorano la situazione. Se la mente funziona molto bene nella risoluzione dei problemi di natura non psicologica, non è altrettanto efficiente quando interviene riguardo alle questioni mentali. Rispetto alla sofferenza l’ACT ci indica alcuni concetti, che si potrebbero definire controintuitivi, e che si possono sintetizzare nei seguenti punti:

  • possiamo definire il dolore psicologico normale, importante e universale;
  • liberarsi volontariamente della propria sofferenza non è possibile, ma si può evitare di accrescerla artificiosamente;
  • dolore e sofferenza sono due cose diverse da non confondere;
  • non dobbiamo necessariamente identificarci con la nostra sofferenza;
  • iniziare ad accettare il dolore è il primo passo per liberarsi dalla sofferenza;
  • si può vivere una vita che abbia valore da subito se si impara ad uscire dalla mente e si entra nella propria vita.

Un cambio di prospettiva

L’ACT, offre un cambio di prospettiva riguardo a come ci si rapporta con la propria sofferenza. Si tratta di nuove modalità di affrontare le difficoltà psicologiche che permettono di modificare la reale sostanza dei problemi e l’impatto che essi hanno nella vita della persona. In genere gli individui ritengono di non poter iniziare a vivere la propria vita fino a quando non hanno risolto completamente le proprie difficoltà di natura psicologica.

Ciò significa ingaggiare una guerra con la propria sofferenza che non ci consente di vivere a pieno la vita e che rischia di tenerci in scacco per un tempo molto lungo. In realtà, ognuno di noi può abbandonare il campo di battaglia in qualsiasi momento e vivere significativamente la propria vita da subito. L’ACT ci insegna proprio questo, vale a dire a focalizzarsi sulla sostanza e non sulla forma del problema.

Conclusioni

Capita spesso di attaccarsi al proprio dolore e vivere la vita di conseguenza in base a quello che proviamo e non a ciò che facciamo. In sostanza capita di identificarsi con il dolore ad un punto tale che si perdono di vista le cose significative della nostra esistenza. Si comincia ad evitare di fare ciò che ci piace e ci fa stare bene, si finisce per vedere la vita solo attraverso le lenti della sofferenza. Mettere la vita in pausa e sperare che il dolore finisca per poter iniziare nuovamente a vivere non è mai una buona idea. L’alternativa è invece credere che si possa entrare in contatto immediatamente con la vita che vogliamo e impegnarsi a realizzarla andando nella direzione dei nostri valori più autentici. Possiamo iniziare il nostro percorso di cambiamento provando a chiederci che cosa siamo disposti a fare di molto piccolo, ma significativo, per impegnarci in questa direzione. Quindi si tratta in sintesi di: deporre le armi e smettere di lottare, impegnarci a fare qualcosa di diverso e importante, abbandonare l’evitamento e iniziare a mettere in atto azioni di valore.

Dott. Alessandro Visini